Con la bella stagione ormai alle porte e la grandissima voglia di uscire per scappare dalla “prigione” della propria casa imposta dal SARS-CoV-2, moltissime persone hanno riscoperto il piacere di stare a contatto con la natura svolgendo attività escursionistica.
Ma quando approcciamo la natura, anche facendo un semplice trekking, bisogna ricordarsi che non siamo soli ma entriamo all’interno di ecosistemi di cui da tempo non siamo più parte integrante, con le loro dinamiche ed interazioni che non sempre sono ottimali per la nostra specie.
Quindi arriviamo all’argomento di questa guida, ovvero le zecche, piccoli animali “ectoparassiti” (parassiti esterni) che possono creare problematiche all’uomo fino ad incutere paure e fobie, in alcuni casi talmente terrorizzanti da far perdere la voglia di svolgere attività a contatto con la natura.
Ma come dico sempre, la conoscenza o conoScienza ci viene in aiuto, permettendoci di prendere consapevolezza sull’argomento e di capirne la reale pericolosità.
Preparatevi e tuffiamoci… in questa guida alle zecche per escursionisti!

Chi sono le zecche?
Le zecche sono Aracnidi ematofagi appartenenti all’Ordine Ixodidi. Sono caratterizzati da 8 zampe (generalmente ma non sempre) e un esoscheletro di forma arrotondata diviso in due parti con un capo munito di rostro (ipostoma). In Italia se ne conoscono circa 40 specie che si dividono in zecche molli (Argasidae) generalmente parassite di uccelli e zecche dure (Ixodidae) che invece troviamo sugli altri vertebrati come i mammiferi. Le specie più diffuse e rilevanti da un punto di vista sanitario sia in Italia che in Europa sono Ixodes ricinus (la zecca dei boschi), Rhipicephalus sanguineus (la zecca del cane), Hyalomma marginatum e Dermacentor reticulatus.

Dove si trovano le zecche?
Frequentano ambienti ricchi di vegetazione e attendono l’ospite posizionandosi sugli steli d’erba e sui cespugli (vedi foto sotto), aggrappandosi sul malcapitato dopo aver percepito le vibrazioni sul terreno e l’anidride carbonica prodotta dal corpo dell’animale.
Come si nutrono le zecche?
Incidono e penetrano la cute con il rostro (ipostoma) inoculando enzimi e altre sostanze anticoagulanti, succhiando successivamente il sangue. Nel caso degli Ixodidae (zecche dure) il morso è indolore.



Come si sviluppa il ciclo vitale delle zecche?
Le zecche si sviluppano attraverso 4 fasi: uova, larva, ninfa e adulto. La larva è di piccole dimensioni (circa 1mm) ed è dotata si solo 6 zampe, mentre ninfa e adulto hanno 8 zampe. Larve e ninfe si nutrono di sangue per fare le mute mentre le femmine adulte lo fanno per far maturare le uova; l’accoppiamento avviene direttamente sull’ospite.


Dopo averle conosciute meglio andiamo a vedere quando e perché possono essere pericolose.
Le zecche sono sostanzialmente dei vettori, di per se il morso non crea nessun problema se non il fastidio di trovarsi un piccolo “vampiro” a 8 zampe attaccato alla pelle. Il problema consiste nella capacità di questi parassiti di veicolare microrganismi patogeni che possono portare a malattie anche abbastanza pericolose. Ecco le più comuni in Italia:
- malattia di Lyme: causata dal batterio Borrelia burgdorferi, nel 90% dei casi nella zona del morso si manifesta un esteso arrossamento concentrico e abbastanza caratteristico
- encefalite da zecche (TBE): malattia virale che attacca il sistema nervoso
- febbre bottonosa del Mediterraneo: è una malattia causata dal batterio Rickettsia conorii ed è tipica dell’area del Mediterraneo
Quindi, come vedete, esiste un potenziale pericolo portato dal morso di zecca ma, solo raramente (fino al 5% dei casi) e in soggetti anziani o bambini, queste infezioni possono essere realmente pericolose.
Ma come far convivere la nostra passione per la natura e le escursioni con questi parassiti noiosi e potenzialmente pericolosi?
In realtà possiamo proteggerci in molti modi e goderci le nostre passeggiate in sicurezza! Bisogna entrare nell’ordine delle idee, soprattutto nei periodi più caldi, di equipaggiarci in modo corretto e prepararci al trekking, non solo con lo scarpone giusto o la crema solare… ma anche per le zecche, andiamo a vedere come:
- utilizzare vestiti chiari, in questo modo le zecche si possono individuare più facilmente e rimuovere direttamente mentre camminano sui vestiti
- portare possibilmente pantaloni lunghi con il calzettone risvoltato sopra; è importante anche tenere la maglietta all’interno dei pantaloni (o nella biancheria intima stile… Fantozzi!)
- evitare di camminare o sdraiarsi in zone dove l’erba è molto alta (si fotografo naturalista, sto parlando con te!)
- usare prodotti repellenti a base DEET o N-dietiltoluamide e Icaridina o KBR3023 (specifici per zecche)
- arrivati a casa sbattere bene i vestiti e fare un controllo del corpo visivo e tattile, soprattutto nella zona della testa, collo, ascelle, fianchi e dietro le ginocchia
E se trovo ugualmente una o più zecche?
Per prima cosa bisogna stare calmi, infatti questi parassiti iniziano a nutrirsi solo dopo alcune ore e quindi trasmettere eventualmente il patogeno. Per rimuoverle bisogna procedere in questo modo:
- usare delle semplici pinzette da sopracciglia e afferrare la zecca il più vicino possibile alla pelle, a questo punto tirare dolcemente senza dare strattoni e imprimere un leggero senso rotatorio; esistono in commercio pinze specifiche che ne facilitano la rimozione
- se rimane il rostro all’interno della pelle rimuoverlo con un ago sterile
- disinfettare la zona del morso (non usare disinfettanti colorati)
- monitorare la zona del morso per due settimane controllando che non si gonfi e che non compaiano arrossamenti. Nel caso contrario e alla comparsa di sintomi come mal di testa, male alle ossa e febbre, consultare subito il proprio medico di famiglia (volendo dopo la rimozione, si può conservare la zecca all’interno di un contenitore in modo tale da aiutare il medico nella diagnosi)

Cosa non fare!
- rimuovere la zecca usando alcol, benzina, acetone, trielina, ammoniaca, olio o grassi o oggetti arroventati; lo stress indotto in questo modo può provocare il rigurgito di materiale infetto
- non estrarre la zecca con le mani
- durante la fase di estrazione non “premere” con la pinza l’addome dell’animale in modo tale da evitare un possibile rigurgito
- usare gli antibiotici solo sotto prescrizione medica, possono mascherare alcuni sintomi soprattutto se assunti subito e mascherare la malattia
Spero che questa guida possa servire alle tantissime persone che negli ultimi tempi si sono avvicinati al mondo del trekking, affrontiamo le nostre paure attraverso la conoscenza e sforziamoci di capire e osservare la natura di cui facciamo parte.

Ringrazio Federico Crovetto (http://www.federicocrovetto.it/it/) per la foto di copertina e per le altre foto belle di zecca… perché anche le zecche hanno un loro fascino!